Soldi e risate

Il riso ed il pianto sono due attività liberatorie per la nostra anima. Il primo rafforza i polmoni ed i muscoli del viso, regalandoci l’aspetto più giovanile, mentre il secondo pulisce i canali oculari. Il primo è più piacevole e più benefico e per questo che lo preferisco. Con tanti esercizi spirituali, soprattutto tantrici, sono riuscito ad acquistare la capacità di scegliere se ridere o piangere per un evento. Scusate, ovviamente scherzavo con tutta questa parte filosofica e mistica. Semplicemente se dice che in certe occasioni non sappiamo se ridere o piangere. L’evento a volte è talmente brutto che ha degli elementi inverosimili che lo sposta nella zona delle barzellette che spesso si basano sugli equivoci e le assurdità. Ma da dove mi viene tutto questo pensiero?

Mi riferisco soprattutto, ma non soltanto, ai nostri politici e alle vicende legate a loro. L’ultimo piatto forte, diffuso e discusso da tutti i media, sono gli aiuti che ci dà l’Unione Europea per tirarci fuori dalla marmellata covidiana (sembra cognome da un grande pensatore). Dopo una fantastica prestazione dei nostri rappresentanti governativi e dopo una loro instancabile ed eroicissima battaglia all’ultimo sangue, sono riusciti ad avere 80 miliardi di euro a fondo perduto. I soldi regalati, gratuiti, che non rientrano e non allargano il nostro enorme debito pubblico. Dai ragazzi, 80 miliardi sono i soldini. C’è qualcuno che non è d’accordo? No, ma soldi gratuiti mettono d’accordo tutti. C’è invece qualcuno che legge le carte ed ha scoperto che noi, per prelevare quelli 80 miliardi, prima dobbiamo versare 59!? Tu mi dai 59 e io ti do 80. La cosa strana, ma le burocrazie sono così. Comunque, comprare 80 cucuzze pagandole 59 è sempre un buon affare. Però non dirmi che hai guadagnato 80, mentre in tasca ti sei messo soltanto 21. Dici le bugie. O forse no?

In effetti, dopo aver versato loro ci danno 80; quello che sostengono i nostri politici e io media che sono a loro servizio. Non è una bugia, ma una mezza verità. Si tralascia la parte molto importante che notevolmente cambia il numero. E lo fanno a posta, per presentarsi meglio di come sono. Per me sono impresentabili. E per me sono anche i bugiardi. In ogni loro discorso la parola prevalente e “io”, seguita subito da “noi”; devo dare la visibilità anche al loro partito perché remano tutti soltanto per loro. Quando sento dire che lavorano e pensano a noi Italiani, mi viene l’urticaria, ma di quelle forti. Tutti a casa! Problema è quando arrivano quelli dopo, saranno ancora peggio, e così ogni cambio della classe politica ci tira sempre più verso il fondo. Anche noi Italiani ci diamo da fare a proposito.

Devo ammettere che anche io spesso penso ai soldi. Ultimamente mi sono avvicinato al Forex che è un nome internazionale per il commercio delle valute. In effetti ti danno la possibilità di commerciare anche con molte altre cose, le azioni delle società quotate in borsa, gli indici delle borse mondiali, le materie prime e così via. La mia decisione è di occuparmi soltanto delle valute; non mi piace allargarsi troppo. Se si entra in questo campo finanziario bisogna imparare delle cose e tenersi informati su certi eventi. Già così faccio fatica e se mi allargo anche agli altri prodotti finanziari divento matto. Ci sono dei curiosi tra di voi che mi chiederanno se riesco a guadagnare qualcosa. La risposta è sì, ma per essere sincero, per adesso commercio sul conto dimostrativo, cioè con i soldi virtuali. Il sito che mi ha indirizzato sul Forex consiglia almeno 3 mesi di trading virtuale, ma anche di più. All’inizio mi andava molto bene, e dopo un mese mi sentivo un leone. Ho iniziato a spingere di più e l’allarme è arrivato subito, insieme alle perdite, così sono tornato sui passi più prudenti. C’è la tentazione di strafare, di guadagnare molto, ma così cresce il rischio e alla fine non conviene.
Torniamo a noi, alle risate. Volevo mettere qualche barzelletta, ma ultimamente ne ho sentite poche e sono quasi esclusivamente legate alla pandemia. Visto che girano sulle reti sociali e le vedono tutti, è inutile che io le ripeto qui. Delle altre, non ci sono. Uno dei motivi è che la mia vita sociale in questo periodo è diventata praticamente nulla. Lavoro da casa e non vado in ufficio. I colleghi non si vedono e non si scambiano le battute sentite in giro. Quello che mi manca di più sono le discussioni sul calcio. Da quando il campionato è ripartito, è tutto molto triste: niente pubblico e niente sfotti con gli avversari. La cosa peggiore che la Juve ha vinto ancora. Cioè, il campionato non esiste da nove anni, perché all’inizio si sa già come finisce. In questa continuazione anomala, la Juve ha provato a darci un po’ di speranza, ma gli altri non volevano a guastare la festa della Signora. Perciò, alla fine direi due cose: facciamoci due risate e possibilmente anche tanti soldi.

La banca

E’ inutile dire che ieri ho passato il tempo fino all’inizio del colloquio in modo molto turbato; oscillavo tra la depressione totale ed una inspiegabile euforia. Mi sono alzata alle 9 ed il colloquio era previsto alle 17. Le otto ore molto turbate con i pensieri che vanno e vengono. Rifacevo il trucco, sistemavo i capelli, esercitavo il mio sorriso davanti allo specchio. Sostenevo un dialogo immaginario con quelli della commissione, provando con le varie intonazione della voce, impostando la faccia da seria (rilassati un po’) a divertente ed allegra (no, meglio un po’ più formale).

Alla fine, con un buon anticipo sono partita per il posto dove oggi potrebbe cambiare il mio destino. Il mio corpo fisicamente tremava e non riseco nemmeno a descrivere cosa succedeva nella mia testa. L’autobus che devo prendere è in solito ritardo di qualche minuto, ma io già sento la catastrofe: l’autobus è stato bloccato dal traffico, oppure si è guastato ed io non arriverò in tempo. Eccolo che arriva, più puntuale del solito. Mi siedo, mi alzo, mi sposto più indietro. La corsa sembra interminabile. Alla fine scendo dal mezzo e passo gli ultimi trecento metri fino a raggiungere lo stabilimento dove è insediata la banca. Sempre mi sono chiesta come mai i più belli edifici appartengono alle banche? Forse perché hanno tanti soldi.

Guardo l’orologio. Sono in un anticipo abbondante. Mi piazzo a una decina di metri dall’entrata e accendo la sigaretta. Sbircio la gente che entra e esce. Alla fine accedo anche io. Il portinaio mi spiega dove devo andare. Sorpresa! Nella sala d’attesa ci sono altre due persone. Non mi aspettavo questo. Appena mi siedo, una signora esce dall’ufficio e chiama uno dei due. Sembra che i colloqui si sono protratti e così si protrarrà anche la mia attesa. Più aspetto divento più nervosa e insicura. Mi sto sistemando la gonna. Dalla borsetta tiro fuori lo specchiato. Controllo il trucco e la piega. Non trovo alcun difetto, ma niente mi sembra a posto.

Finalmente entro nella stanza degli orrori. Un maschio ed una femmina. Mi salutano e tirano fuori il mio curriculum e il questionario che avevo compilate quando avevo presentato la domanda. All’improvviso sento che la paura che portavo dentro se n’è andata; come se avesse volato via in un instante. Il tizio legge alcuni dati del curriculum e del questionario. Sorride e muove la testa positivamente, come si dicesse: oh sì, questa va bene. Ma questo non mi rallegra troppo. L’espressione della tizia (sui quaranta, circa la mia età) non mi piace per niente. Non saprei spiegare perché, ma il mio istinto mi dice che non mi è favorevole. Lei mi fa alcune domande sulla mia vita professionale. La sua faccia non cambia. Il tizio mi fa delle domande private, tipo cosa leggo, che tipo di film mi piacciono, se pratico qualche sport?

Sono molto contenta delle mie risposte e del modo come le comunico; in modo pacato, ma rilassato ed anche divertente, con qualche battuta correttamente misurata. Lui mi informano, lo sapevo già, che questo è il primo passaggio e se lo passo ci sarà uno secondo tra sette giorni. Mi faranno sapere almeno due giorni prima. Mi fornisce un altro chiarimento: se passo anche il secondo turno ci sarà un corso di addestramento, in parte qui a Milano e in parte, per quanto riguarda il software da utilizzare, a Monza. Mi va bene? Sì, confermo, e aggiungo dentro me stessa: magari.

Passare tempo qui è sicuramente meglio che lavorare in banca

Il fine settimana passato era molto impegnativo. Il primo giorno era nel segno di gonfiaggio dei palloncini. Erano più di 200. Meno male che c’era anche la mia sorella, ma anche i ragazzi del teatro hanno dato una mano. La conseguenza era che mi sono rovinata un dito sulla mano sinistra. Era molto impegnativo legare i palloncini. Il giorno dopo, domenica, sulla città è venuta una burrasca che non si vedeva da tempo. Mercoledì, sei giorni dopo il colloqui, non avevo alcuna notizia dalla banca. Si tratta di una loro svista o di un ritardo nel comunicazione, oppure non sono passata il turno. Venerdì avevo già dimenticato il colloquio; la prassi per superare velocemente le delusioni. Ero già pronta ad affrontare la prossima festa dei bambini nel teatro scolastico; se il mio dito me lo permetterà.

Giudicare

Stavo guardando “Nudi e crudi” sul canale 52, DMAX. Si tratta di uno dei miei programmi preferiti. Volendo o non volendo in questa fase pandemia della nostra vita passo più tempo davanti al televisore. Nei tempi normali guardavo al massimo un film di sera ed eventualmente qualche notiziario. Adesso faccio lavoro agevole. Già per questo ho 2 ore libere extra in quanto non devo viaggiare per raggiungere il posto di lavoro. Visto che con questo stile di vite mi è venuta anche un po’ di pigrizia in più, rispetto a prima, ecco che mi scopro più spesso sdraiata sul divano davanti allo schermo. “Nudi e crudi” è un reality show nella natura. Lasciano due persone nude nella natura con 1 attrezzo a testa, tipo coltello oppure un telo, rigorosamente senza cibo, e loro devono sopravivere in queste condizioni per 3 settimane. I posti sono diversi, per esempio savana africana, giungla sudamericana, una palude da qualche parte del mondo e posti simili. Dopo ci sono anche diversi formati con più di 2 persone, cioè vari gruppi e in quel caso gli forniscono anche un arco per la caccia, oppure la lenza per la pesca, perché la sfida dura doppio, cioè 6 settimane. Sono più numerosi e hanno più possibilità per sopravivere. Dai, fino ad oggi non ho visto nessuno morto, anche se loro spesso parlano di tale possibilità, probabilmente spinti dalla produzione per far aumentare lo share.

Ci sono episodi interessantissimi, ma anche quelli più noiosi, tutto in funzione delle persone che partecipano. Ci sono quelle brutte, ma anche belle, capaci di cavarsela ma altrettanto quelli che abbandonano la sfida dopo pochi giorni; ovviamente, è permesso interrompere l’esperienza. Ma quello che mi piace sempre è la natura, gli animali, gli uccelli e altri esseri viventi presenti nell’ambiente dove si svolge il gioco. Perché alla fine è sempre un gioco, specialmente per i telespettatori che non hanno voglia di fare niente altro, come me. In quelle condizioni spesso a limite di sopportabile, escono fuori i vari caratteri delle persone, le caratteristiche umane, l’altruismo e l’egoismo. Non dico che anche là la produzione a volte non mette il dito, ma credo che per la maggior parte delle scene non occorre spingere il comportamento dei partecipanti. A proposito, se non avete mai visto la trasmissione e dal titolo concludete che i giocatori sono nudi, ve lo posso confermare, ma… la nudità è censurata con le nuvoline non trasparenti. Al massimo potete godervi i fondi schiena soniche sono spesso esposti senza ritocchi, ma attenzione: ci sono anche quelli brutti.

Godetevi la bellezza e non giudicate

Questo programma mi rilassa; ecco perché lo guardo. Non parla di niente, ma di caratteri umani e della bellezza dalla natura. Ripeto, per me è rilassante, mi svuota la testa e mi pulisce l’anima. Togliendo l’eloquenza dei protagonisti, facendo per esempio partecipare gli uomini e le donne preistoriche, quando il linguaggio quasi non esisteva, arricchirebbe ulteriormente la trasmissione, perché toglierebbe quel elemento brutto: giudicare gli altri. Queste cose non mi piacciono ed ecco perché sono diventato allergico alla TV in generale. Cosa vedi se guardi le notizie, qualche talk show oppure cosiddetti programmi di approfondimento? Un giudicare costante delle altre persone, dei comportamenti diversi da quelli largamente diffusi, dalle idee altrui che sono diverse da quelle comuni. Si rientri in questa categoria, ti offendo ogni 5 minuti almeno 3 volte, soltanto perché sei diverso, perché pensi in un altro modo. E in quelli 5 minuti usano almeno 7 volte le parole democrazia e libertà. Sì, sei libero di pensare come me. Tutto questo abusando anche la nostra bella lingua, dando significati inesistenti a certe parole. Si prendano un vocabolario per capire di cosa parlano.

Il giudicare è quasi sempre collegato con l’offendere. Noi, popolo siamo fatti così, un po’ anche geneticamente, ma certe categorie sono andate veramente oltre il limite. Uno direbbe che per i politici questo sia normale; loro sono in competizione tra di loro e devono giudicare l’operato dell’altro per comunicare agli elettori che quel altro non vale un ficco secco. Ci potrebbe anche stare, ma così si dimenticano di dire cosa faranno loro per migliorare le nostre vite che ogni giorno peggiorano, in buona parte grazie alle loro azioni, oppure non azioni. Sono particolarmente arrabbiato con i giornalisti. Uno mi direbbe che giudicare è il loro mestiere. Sono d’accordo, ma il loro mestiere è anche dare le informazioni. Loro spesso sono talmente impegnanti nell’attività giudiziaria che dimenticano di dare l’informazioni. Perché? Chi vuole capire, capisce: perché ci sono anche loro interessi nel supportare questo partito, anziché quel altro. Oggi si vende tutto, i soldi sono quasi unico carburante che porta la società in avanti. Tutti altri, non menzionati in precedenza, sono impegnati nelle reti sociali a fare cosa? A giudicare! Non vi ricordate quella frase detta da Cristo? Che scagli la prima pietra quello che non ha mai peccato. Traduco in italiano popolare: non giudicate!

La casa di carta

Quando mi occupavo delle cose di cultura, scrivevo presentazione di qualche libro che mi è piaciuto. Adesso giro la direzione e dico la mia su una serie televisiva, che tutto sommato non mi è piaciuta del tutto. Così qualcuno di voi che la aveva vista potrà confrontare le sue idee con le mie. Ho sentito parlare che c’è una buona serie spagnola, ma non avevo le ulteriori informazioni e non sapevo nemmeno il titolo. Così qualche sabato fa ho comprato, al posto di solite Corriere della Sera (dal mio giornalaio erano esaurite tutte le copie in quanto sono arrivato tardi), Il Fatto Quotidiano. Il giornale mi ha piaciuto poco, molto noioso e con mancanza dei temi sportivi, ma verso la fine c’era un’intervista con l’ideatore della serie in oggetto e così ho saputo il titolo. La sera stessa mi sono messo a guardarla. La prima stagione ha 13 episodi, mentre la seconda ne contiene 9. Prima di iniziare sono andato su imbd.com per vedere il voto. Abbastanza scarso: 8,2. Rispetto ai film (questo voto sarebbe ottimo per una pellicola cinematografica), le serie hanno dei voti molto più alti. Per esempio, una delle serie migliori ha una valutazione di 9,5. Pertanto già dall’inizio non mi aspettavo troppo, ma vista la stagione estiva con una programmazione televisiva molto povera, ho deciso di provare.

Un breve riepilogo del dramma: un gruppo di persone decide di assaltare la Zecca dello Stato a Madrid. Lo scopo è entrare e stampare 2,4 miliardi di euro. I protagonisti vogliono presentarsi come gente onesta; loro non rubano niente, ma soltanto un po’ di carta per la stampa. Per giustificare l’azione si fanno degli esempi concreti quando la banca centrale europea ha stampato i miliardi per distribuirli alle banche in crisi (un fatto vero). Ma non sono soltanto quelli che sono contro il sistema finanziario, sono anche i rivoluzionari (non si capisce molto bene perché, ma forse questo è la mia limitazione). Pertanto il principale sottofondo musicale è la nostra canzone “Bella Ciao”. Bella canzone, abusata in questo contesto (si vuole dire che tutti noi siamo partigiani). Il capo e l’ideatore del colpo è un personaggio che si fa chiamare Professore. Il gruppo di 8 persone penetra nella Zecca (in modo un po’ troppo facile) e prendono in ostaggio una sessantina di persone. Il Professore rimane come supporto esterno, fornendo le informazioni e direttive, e controllando la situazione.

Per stampare 2,4 miliardi in banconote da 50 euro ci vogliono 12 giorni, pertanto lo scopo principale è guadagnare più tempo possibile. L’idea non è male, i personaggi sono interessanti, ma il problema dello sceneggiatore è come riempire lo spazio con qualcosa. Nel gruppo ci sono anche le due donne e così l’amore inizia di provocare dei problemi all’interno. Il Professore inizia ad avere i contanti con l’ispettore di polizia che comanda la polizia. Lo scopo è raccogliere le informazioni sulle azioni delle forze d’ordine, ma con tempo si innamora della tizia, e l’amore gli viene corrisposto. Un altro problema che motiva certi comportamenti e situazioni. Fare in totale 22 puntate non è una cosa da poco e ci vuole tanta creatività per arrivare alla fine con la qualità mantenuta; questo non è riuscito ai produttori. Ultime tre puntate della seconda stagione sono molto noiose e scontate. La scena finale (non la spoilero) è degna dei peggior film americani.

In tutte le serie si fanno certe cose che non filano proprio liscio, per esempio le tempistiche perfette che fanno girare la storia. Qui, insieme con questi trucchi, ci sono tanti buchi logici. Racconto uno. Appena il gruppo occupa la Zecca, le forze d’ordine piazzano i tiratori scelti attorno. Questi, appena vedono uno degli assalitori chiedo permesso di sparare!? Ma se ammazzi uno di loro, non ti viene pensiero che altri potrebbero sparare qualche ostaggio? Per 4, 5 puntate il permesso è negato, ma dopo si permette di sparare su un presunto malvivente. Perché presunto? Perché i ladri sono furbi e vestono tutti gli ostaggi in una tuta rossa, come sono vestiti anche loro. Tutti indossano anche una maschera di plastica con la faccia di Dalì. Guarda un po’, quando arriva il permesso, i poliziotti sparano ad un ostaggio; semplicemente non riconoscono la differenza.

Le trovate senza logica sono davvero numerose e ci sono molte motivazioni troppo tirate. Per riempire la pellicola usano anche i soliti trucchi, cioè le storie del passato dei personaggi che dovrebbero giustificare i loro comportamenti, a volte molto irrazionali. Sembra che si trova davanti ad un gruppo dei psicopatici prima che dei professionisti che vogliono fare un colpo di secolo. Nel giornale dove ho trovato l’intervista con il creatore della serie, lui afferma che hanno trovato il proseguo della storia e che la terza stagione che preparano sarà un grande successo. Dubito del tutto! Unica speranza è prendere nella squadra un genio letterario della creatività. Ci vuole proprio una sovra fantasia per tirare questa serie dal fango, dove si è alla fine arenata.

Isola dei Famosi

Ogni tanto sbircio nella cosiddetta edizione estesa, che mi piace molto di più rispetto alla trasmissione ufficiale condotta da Marcuzzi. Là è tutto forzato in modo di fare più spettacolo possibile. L’edizione estesa invece semplicemente registra le varie situazioni, in modo abbastanza dettagliato e qui puoi vedere una disputa dall’inizio alla fine. Così uno che guarda riesce a capire i personaggi molto meglio. Ieri c’erano molti chiarimenti tra i vari personaggi; si vede che la fine si avvicina e tutti vorrebbero evitare di essere nominati. Il dialogo più coinvolgente era quello tra Jonathan e Franco. Un’ora dopo, Jonathan mi ha chiesto cosa ne penso a proposito. Segue il nostro colloquio.

Isola dei famosi

– Ci sediamo qualche minuto insieme? Mi piacerebbe sapere come hai visto tu il mio chiarimento con Franco.
– Non dubito nella veridicità dei fatti che hai esposto, e secondo la tua misura l’ovvio vincitore, per te, sei tu.
– Non capisco. Voi dire che gli altri potevano avere un’altra impressione.
– Credi che tutti pensino che tu hai vinto, ma forse non tutti condividono i ragionamenti.
– Ma hai detto tu che i miei ragionamenti erano impeccabili.
– Cerco di spiegarmi. Tu valuti il mondo con le tue misure che, secondo me, non tengono sempre conto della realtà. Tu idealizzi il mondo e dentro quello ti senti puro. Ma l’etica non è proprio la matematica; ci sono gli aspetti che si possono discutere e comprendere nei vari modi. La circostanza imposta in tuo modo fa male a te stesso, ecco perché ritengo che la partita di poco fa non l’hai giocata molto bene.
– Capperi! Non riesco a seguirti.
– Faccio esempio: gli hai detto che non ti aspettavi una scorrettezza da un pugile cresciuto per strada. Questo a me dice che tu non vedi la realtà così com’è. Che hai guardato troppi film dove gli eroi sono super corretti, non fanno mai le cose brutte e alla fine, con la faccia pulita, vincono sempre. La quotidianità è diversa. Uno cresciuto per strada, per sopravvivere deve restituire il colpo quando lo riceve. Ma il colpo che prende comunque fa male, perciò impara a reagire in anticipo: appena pensa che potrebbe partire una botta lui l’anticipa. E non sempre valuta bene. Perciò, per definizione un pugile di strada è scorretto, e tu pensi diversamente.
– Capisco che vuoi dire… Forse comincio ad afferrare.
– C’è anche un altro aspetto. Finita la vostra discussione gli hai dato una mano e hai detto: non è successo niente, amici come prima. Forse tu riesci a interpretare così l’evento, ma Franco no! Gli hai mostrato le sue inconsistenze e non congruenze. Lui dentro di sé sa che tu hai ragione, ma questo non gli piace perché lai preso in castagne. A nessuno piace essere sbugiardato. Secondo me, nei prossimi giorni cercherà di comportarsi in modo abituale con te, ma dentro di sé ti vedrà con meno amore. Per puro amore della verità, ti sei fatto un mezzo nemico. Non hai guadagnato niente, tranne una conferma della tua superiorità morale. Vale la pena?
– Sai, io sono educato in certo modo e faccio fatica a comportarmi diversamente. Sono molto istintivo e dico quello che penso.
– Capisco, ma dovresti, forse, pensare un po’ di più anche sugli altri aspetti. Tu hai messo a posto tutti i puzzle ed il quadro corrispondeva a quello che ti aspettavi. Ma non ti sei posto la domanda sulla motivazione di Franco: perché è stato sleale con me? Cosa ha guadagnato? Si è comportato così perché non mi vuole bene? Vuole davvero buttarmi fuori? Ci sono decine di domande da porsi. Franco ti ha dato il suo motivo. Può essere creduto o meno, ma a me sembrava abbastanza plausibile. Secondo te doveva votare Francesca, ma è quasi intrinseco che lei va dentro le nomination. Perciò se vota te, e capita che qualcun altro ha la stessa idea, lui potrebbe rimanere fuori dai giochi. Come potevi capire, lui ci tiene ad essere il vincitore di questa edizione, come anche la maggior parte degli altri partecipanti.
– Credimi, a me non importa, per niente!
– Io ti credo, ma sei in minoranza, forse l’unico che pensa così. Permettimi di tornare sul tema. L’ultimo aspetto che volevo farti notare è la tua insistenza. Se avevi già deciso di chiarirsi con lui dovevi prevedere come andranno le cose ed essere pronto per la conclusione insoddisfacente per te: che lui non è d’accordo con te. Quando hai capito come stanno le cose sei diventato ripetitivo: hai iniziato a ripetere le frasi ed i concetti già espressi, diluendoli in quel modo. Hai dato l’ulteriore spettacolo innervosendoti. Te ne sei accorto che tutti erano attorno ed ascoltavano.
– All’avvio c’era soltanto Federica, ma dopo sono arrivati tutti. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire questo e non mi faceva piacere, ma non sapevo cosa fare.
– Va bene. Jonathan, penso di averti detto quello che avevo da dire. Ho fame e vado a mangiare. Ciao!
– Ciao a te!

Palo di luce

Non si chiama così, ma quasi gli starebbe bene come nome. Lo conosco, sono stato padrino del figlio di sua sorella. Un ragazzo giovane, appena oltre 20 anni. Un figlio milanese. Madre, padre e figlio. Loro sono pensionati, lui senza un redito. Ha finito le superiori. Non è andato avanti. Ammette di non essere stato un grande studente. Gli piaceva di più pallone che libri. Il sogno di diventare un fuoriclasse è fallito. Nel club erano visti meglio i figli di papà e quelli raccomandati. Ma anche lui non si è impegnato troppo. Cerca lavoro. Niente o quasi. Qui e là lavora presso qualche chiosco finché non arrivi qualcuno più conosciuto. I giorni passano. I compagni si sono persi in giro. Alcuni all’università, gli altri sono riusciti a trovare lavoro e ci sono anche quelli che sono andati via da Milano. Ogni tanto qualche fidanzata…

Luce

Sempre più spesso passeggia da solo. Passeggia e nella sua solitudine ascolta se stesso. Pensa dove e come. I genitori l’hanno avuto tardi. Sono già all’età che qualcuno dovrebbe prendersi cura di loro guardare loro e non che loro devono pensare a lui. Specialmente il padre; è molto più anziano della madre. I genitori sono turbati, coscienti del fatto che non riescono ad aiutarlo. Nascondono le loro preoccupazioni. Un giorno durante una delle sue camminate si imbatte in un avviso su un palo di luce. Qualcuno ha stampato una pagina dall’Internet e l’ha incollata sul palo. Sulla carta, l’ambasciata degli Stati Uniti annuncia il concorso per vincere la carta verde, il permesso di soggiorno e di lavoro nel loro paese. Per i vincitori si apre il sogno americano. Strappa il foglio e lo porta a casa. Partecipa al concorso. Non aspetta niente. Non crede nella possibilità di essere estratto tra milioni di partecipati, di essere tra venti mila fortunati che saranno baciati dalla fortuna. Non importa. Il tempo non gli manca.

Aveva già dimenticato la faccenda quando gli arriva l’avviso via e-mail. Lui è uno dei venti mila! Ci sono le istruzioni e gli obblighi ai quali deve adempire per poter sfruttare l’occasione. Si sente scioccato. Piangere o ridere, non sapeva quale emozione prevaleva. Non è mai stato nemmeno a Roma e adesso la via per gli Stati Uniti si è aperta. Là non ha nessuno. Ha sentito che un compagno di scuola è finito a Chicago, ma come contattarlo. Anche se riuscirà, come andrà agli States. Il biglietto costa una cifra che lui non aveva mai nella tasca. Per questo potrebbe chiedere un prestito a qualcuno, ma qualche migliaia di dollari richiesti come garanzia, finché uno non si sistema, per non gravare sui contribuenti americani, da dove li procura? E supponendo che per un miracolo riesce a risolvere anche questo, come si caverà nel mondo straniero?

Non dice niente ai genitori; li vuole risparmiare. Le sue camminate e riflessioni diventano sempre più intense. Il monologo interno è continuo. Non si immaginava mai oltre oceano. In effetti non è uscito mai nemmeno da Italia. Ma Italia non si prende cura dei giovani. Le esperienze della vita l’hanno insegnato questo. Una volta in America, cosa potrebbe fare? Non ha alcuna preparazione concreta, un mestiere magari. Camminando così arriva quasi fino al centro di città. Gira dietro un angolo e sbatte contro un palo. Ancora. Gli si accende una luce nella testa. All’altezza dei suoi occhi una pubblicità per un corso di Forex. Trading delle valute estere. Al corso si affronteranno le analisi tecniche e quelle fondamentali, gestione del portafoglio e così via. L’indirizzo sulla pubblicità indica l’edificio di fronte. Entra e si informa. Il corso inizia domani. Organizzato dal comune non costa niente.

Passa una settimana e finalmente decide di dare la notizia ai genitori. Chiede un consiglio su cosa fare. Il padre risolve il problema. Vende l’appartamento e compra un monolocale in una zona periferica poco desiderabile. La differenza va al figlio. Il padre ha paura che lo paralizza, ma cerca di non mostrarla. Incoraggia il figlio, con le parole… sei uno duro, c’è la farai. Finito il corso di Forex parte per Chicago. L’ho aspetta il compagno di scuola; è riuscito a contattarlo grazie a sua sorella che gli ha dato l’indirizzo di posta elettronica. Questo gli racconta l’America, le sue esperienze. Cerca lavoro. Riesce a trovarlo in un piccolo studio che investe i soldi dei propri clienti. L’inizio è duro. Porta caffè e ciambelle, fa le fotocopie, a volte anche pulisce i cestini. Ma lo trattano bene. Uno dei soci è italoamericano e mostra una certa simpatia verso di lui. Lo introduce nel lavoro, nei grafici delle valute, gli spiega le esigenze dei clienti. Due mesi dopo gli affida il primo lavoro concreto, di poco conto, ma per lui importantissimo.

Si impegna al massimo. Rimane sveglio fino a tardi per leggere i libri sull’economia, sulle finanze ed anche le analisi politiche. Tutto questo influisce l’andamento delle valute e degli indici delle borse. Dorme poco. Spesso telefona ai genitori. Stanno bene e questo gli da una forza ulteriore a resistere e a insistere. Alla fidanzata manda ogni tanto una e-mail. È puntuale, è preciso, mette un impegno sincero nel lavoro. Arriva la prima promozione. Un’altra. Il tempo passa. La sua sicurezza sta crescendo. L’unica cosa che lo opprime è il fatto che i genitori, per dargli questa possibilità, stanno in una topaia. A volte piange e dopo si sente più leggero. Dopo 5 anni arriva anche la cittadinanza americana. Ha messo a parte un po’ di soldi e per la prima volta torna in Italia. Cerca un appartamento per i genitori, per restituire quello che gli aveva sottratto. Sta visitando la zona della città dove è cresciuto.

La nostalgia lo porta fino alla casa dove abbittavano. La mano si estende verso il campanello. Suona. Si apre la porta. Apre l’uomo al quale hanno venduto l’appartamento. Si ricorda di lui e gli offre un caffè. Gli chiede se conosce qualcuno che in zona vende l’appartamento. L’uomo lo guarda stupito: ma come sai che io vendo. Il cuore inizia a battergli. Un miracolo. Ha comprato lo stesso appartamento dove hanno vissuto dalla sua nascita. I genitori sono traslocati. Ha comprato i nuovi mobili. La sua felicità è immisurabile. Torna negli States.

Sta lavorando su sé stesso. Frequenta le scuole ed i corsi per le varie specializzazioni. Legge molti libri e fa le ricerche mirate su Internet, sui temi che gli possono essere utili per la crescita professionale. Sta valutando anche la possibilità di mettersi in proprio. Viaggia. C’è una cosa che non ha realizzato. Gli manca qualcuno con cui divedere i giorni, la felicità e la tristezza. Sta cercando da tanto tempo, ma non riesce a trovare la ragazza giusta. Ultimamente si è scoraggiato e quasi ha smesso di cercare. Forse lei troverà lui, dietro un palo di luce.

Posta eloquente

Buongiorno Bianca
Sono Beppe. Dopo tanto tempo, mi rifaccio vivo e me ne scuso, ma abbiamo avuto qualche problema famigliare, per fortuna ora tutto positivamente risolto. Tu? Tutto OK per Voi? Ci siamo conosciuti per un tuo viaggio a Mafia, al quale avevi fatto seguire un ottimo “reportage” che mi avevi anche inviato. Ti chiedo se ti fosse possibile inviarmelo nuovamente perché, fortunatamente questa volta per meno importanti problemi di PC, non lo rintraccio più sulla memoria dei diversi dichi fissi.

Isola di Mafia

Mi ha chiesto informazioni su Mafia un conoscente che abita nella nostra città. Io ho già dato loro alcune informazioni generali per organizzarsi il viaggio in autonomia, come al tempo avevo fatto con te, ma vedere il vostro link sarebbe davvero interessante anche per loro oltre che per me. Con l’occasione ti invio i nostri più cari auguri di Buona Pasqua

Ciao Beppe,
Che piacere sentirti! Avevo capito che la tua assenza era dovuta ai problemi famigliari. Mi ricordo molto bene della tua Sofia ed i suoi genitori che non andavano più d’accordo. Sono proprio felice che si è risolta positivamente la situazione. Noi stiamo abbastanza bene. Da dicembre nostra figlia è tornata a vivere da noi causa lavoro che non c’è. Vorrebbe trasferirsi a Roma ma non riesce a trovare niente e la cosa ci preoccupa un po’.  Da quando non ci siamo sentiti abbiamo fatto qualche viaggio. L’anno scorso siamo stati in Cambogia ad Angkor e poi una settimana su un’isola fantastica dove finalmente ho realizzato il mio sogno di dormire in una capanna.

Ecco il sito http://www.spazioso.net/ dove sono quasi tutti miei diari dei viaggi dove vedrai che ho girato parecchio e il 18 aprile vada in Marocco. Anche il link di Mafia è sullo stesso sito. Penso che sia meglio che mandi tu il link al tuo amico; la mia eloquenza non è il massimo.

Cara Bianca
Cominciamo con le cose belle. Sofia è una bellissima bambina che ha compiuto i 7 anni lo scorso settembre.  Marco e Monica si sono rappacificati, sposati ma quello che più conta è che Sofia è tornata a vivere nel paese. Ci vogliamo davvero tanto bene ed è una bambina davvero bella e brava, una vera meraviglia per suo nonno.

Io sto diventando vecchio, a fine mese saranno 72, ma non ho perso la voglia di viaggiare. L’anno scorso io e mia moglie siamo andati in Norvegia per una bellissima settimana su Hurtigruten (il postale dei Fiordi) da Bergen a Kirkenes, oltre Capo Nord con 7 scali in piccoli porti, con uno spettacolare natura delineata da mare blu cobalto, montagne ancora innevate sino al livello del mare, nave piccola, 400 posti ma solo 250 passeggeri. A fine maggio in Norvegia il turismo non è ancora al massimo. Per noi una vera meraviglia fatta di sole e di notti bianche, fiordi strettissimi (alla faccia del Comandante Schettino) affrontati con manovre perfette e sicure anche in condizioni estreme. Non ultimo, un cibo raffinato e buonissimo. Unico neo età dei passeggeri un po’ alta ma anche noi abbiamo ben contribuito ad elevarne l’ordinata media.

Il giorno prima dell’imbarco abbiamo fatto un bellissimo giro noi due da soli da Bergen a Flam che ha avuto il suo apice con la Flambana, una ferrovia ardita e ingegneristicamente incredibile realizzata su un percorso che in 10 chilometri supera un dislivello di oltre 1000 metri con pinete, fiumi impetuosi, cascate, gallerie e viadotti. Poi di ritorno siamo stati ad Oslo 3 giorni, che abbiamo rivisto dopo 35 anni. Molto cambiata e più bella; il petrolio del mare del Nord e buon governo della politica aiutano molto. Pensa che in Norvegia sino agli ultimi anni 60 del secolo scorso avevano ancora il razionamento di alcuni generi alimentari.

Noi, verso fine giugno, andremo per 14 giorni ancora su una nave cargo (guarda su internet Aranui 3) in Polinesia Francese, da Tahiti, con alcune tappe nelle Isole della Società, alle Taumotù, alle Marchesi e viceversa. Ogni giorno la Aranui arriverà in mattinata su un’isola diversa, farà le sue operazioni di carico e scarico per tutto il giorno, per ripartire la sera verso un’altra isola. Noi per ogni scalo avremo circa 8/10 ore per visitare le isole, tutte molto piccole ma bellissime, fare bagni e goderci il sole tropicale. Verranno con noi una coppia dei soliti amici. Vacanza un po’ costosa ma alla mia età cosa aspetto ancora.

Mi spiace per tua figlia, ma vedrai che si sbloccherà qualche cosa anche per i nostri giovani, certo che studiare tanto per nulla è il sintomo di un malessere da cui l’Italia non riesce ancora ad uscirne. Domani pomeriggio guarderò con calma i tuoi bellissimi link di viaggio, poi ti dico. Ho già inoltrato tutto anche al nostro amico e avvertito Maura che verrà contattata.

Mi seppelliranno accanto a George Clooney

Poche sono le persone che non hanno paura della morte e di solito i cimiteri non vengono frequentati se non si va a fare visita ai defunti. Questo era il mio pensiero fino a pochi giorni fa, quando ho ricevuto un insolito invito: andare al cimitero a vedere come si svolge il lavoro di un artigiano. Macabro, direste voi. Per niente, dico ora io. Per chi ha letto i miei precedenti articoli sa che ora mi trovo a Belgrado e credetemi sulla parola, è un altro mondo, difficile da raccontare ma splendido da vivere. Sapete anche che ho un cugino pittore. Ovviamente i lavori creativi sono mal pagati e per arrivare a fine mese bisogna inventarsi un qualcosa in più, trovare un compromesso fra ciò che ci piace fare e quello che ci permette di pagare l’affitto. Sempre nell’ipotesi che siamo fortunati al punto tale di fare qualcosa che ci piace. Oltre a dipingere e vendere i quadri, mio cugino fa un mestiere di cui, confesso, non sapevo niente: si occupa di dipingere le lapidi nei cimiteri.

Un fiacco lunedì pomeriggio mi chiama dicendomi che ci teneva a farmi vedere come si fa. Pare che con gli anni la mia curiosità sia in costante crescita e nonostante io abbia paura dei cimiteri (è una lunga storia che meriterebbe un capitolo a parte) ho accettato volentieri. La prima fermata è stata in un’azienda che taglia il marmo per le lapidi. Per me sono ancora oggi becchini anche se in realtà si tratta di impresa edilizia, cosa, per me alquanto bizzarra data che sono figlia di un uomo che si è occupato di edilizia e non ha mai costruito una tomba. Dopo un caffè e infiniti discorsi maschili sulle prestazioni delle loro macchine (ero l’unica donna presente), siamo andati al cimitero. Il lavoro era veloce, bastava disegnare una rosa. Sono rimasta affascinata dalla tecnica.

La bellissima rosa è stata disegnata con una specie di trapano mentre io ero seduta sulla tomba accanto come se fossi ipnotizzata. In seguito, ho fatto una passeggiata nel cimitero osservando i disegni delle figure intere (che pare vanno di moda nella religione ortodossa) e mi sono chiesta come vivono questi artigiani il loro ravvicinato contatto con la morte. I miei pensieri, in quel momento sono andati fino ai becchini e guardiani dei cimiteri. Mi ricordo che quando ero bambina, il guardiano nel mio quartiere era un giovane ragazzo, il più delle volte ubriaco. A distanza di tutti questi anni ho capito il perché ma paradossalmente per me quella giornata è stata una giornata piena di serenità e gioia. Non so se mai crederò in Dio ma sono della opinione che tutto accade nel momento giusto. Quando il disegno della rosa è stato finito, improvvisamente ha iniziato a piovere. Mi sono bagnata ma non mi importava. Una volta mio nonno ha detto: “Non devi avere paura dei morti ma dei vivi”. Oramai inzuppata di pioggia estiva, ho capito quanto la vita sia affascinante, anche quando non sai cosa accadrà, perché è tutto un adeguarsi, osservare e cercare di tirare fuori il meglio da tutto quello che accade.

Era da quando andavo alle elementari che non vedevo mio cugino dipingere e che non passavamo del tempo insieme nel mondo artistico, da soli. Come se fossimo tornati indietro al vecchio prato e albero. Soltanto che eravamo diversi noi, più adulti ma ragazzini allo stesso tempo. Rientrati in macchina abbiamo realizzato un piano. Farmi costruire una lapide. Per quanto riguarda la fotografia sono ancora indecisa se far realizzare la figura intera oppure soltanto il primo piano. In ogni caso, dovrei avere ancora tempo ma una cosa è certa, farò fare l’immagine di George Clooney come mio marito, versione da giovane e io sceglierò di avere le sembianze di Valentina Crepax. Tutto questo con la speranza che sia io a seppellire mio marito, così non potrà opporsi alla mia idea!

Opzioni

Il mondo e le opzioni visti da me
L’unica opzione che ci rimane sempre a disposizione è ridere, scherzare, fare delle battute sugli eventi che ci circondano. Ma non su quelli che in modo naturale provocano quell’azione fisica del nostro corpo che consiste nel curvare le labbra, stringere gli occhi in modo buffo, avere tutta la faccia piena di rughe (per non parlare dei movimenti delle mani ed i suoni emessi durante una irritazione del genere). Non cari miei! Occorre applicare questa precauzione proprio nelle occasioni opposte, cioè quelli che sempre ci farebbero deformare la faccia, ed eventualmente anche inumidirla. Là bisogna essere filosofi e scoprire, quando tutto ci sembra perso e inutile, il lato umoristico della vicenda; nostra individuale. Perché il mondo di noi se ne frega, al 169%.

Quando li senti parlare, prima ti rimpicciolisci nel tuo io, ti ritiri dentro, perché sembrano molto intelligenti, istruiti, in due parole lasciano l’impressione (scusa, ma l’articolo non è una parola, pertanto sono 2, non 3: vai a prendere in giro qualcun altro). Dopo prendi il telecomando ed abbassi un po’ il volume, perché anche se quello del televisore è fisicamente fisso, loro comunque aumentano il livello, e tu inizi di avere mal di orecchie. Alla fine, parlano tutti, insieme, non accorgendosi che ci sono altri presenti nello studio. E tu durante quel processo di condizionamento (ognuno dice che è il migliore ed unico) stai soffrendo, ti senti nessuno. Iniziano a scenderti le lacrime, all’inizio pianamente e dopo si trasformano nelle cascate. Manca poco per passare la soglia di una crisi, un vero esaurimento neurotico.

Al momento quando raggiungi la soglia di sopportazione, oltre la quale non riesci a subirne di più, la trasmissione finisce. Con i movimenti lenti prendi quel aggeggio e premi il bottone rosso. L’immagine scompare. Non c’è nemmeno più il rumore. Guarda un po’, anche la nebbia nella tua mente inizia a diradarsi. Lo stato depressivo inizia ad alleggerirsi. All’improvviso ti viene l’illuminazione: ma quelli sono dei testimoni (la parola latina dalla quale trae l’origine quella spesso usata per le due palle maschili).

In conclusione, capisci che tra le opzioni binarie (due scelte sole, semplificando: o sì, oppure no), c’è un fondamentale: accendere l’apparecchio o essere felici. Quindi decidi di alzarti dal tuo divano che spesso diventa scomodo e di spostarti sulla sedia di fronte al monitor del tuo elaboratore elettronico. Apri il tuo sfogliatore preferito e vai a leggere delle barzellette che ti faranno tornare gli angoli delle labbra verso alto: tradotto, ti torna il sorriso sul viso (meglio che una lacrima sul riso, che proviene dal tuo muso grugnito).

E qui capisci che niente non ha senso e che il vero senso è proprio questo fatto. Perché tutti cercano un significato, da migliaia d’anni e a nessuno è sembrato strano che se fino ad oggi non sono riusciti a scoprire il segreto e perché forse non c’è. La vita non ha un senso, semplicemente si vive, rispettando le opzioni offerte e tenendo il televisore rigorosamente spento nella prima serata.

Avevo scritto questo testo nel 2014, ma il posto che lo ospitava è stato chiuso e così la mia creazione è stata persa. Sfogliando i vari file che si trovano sul disco fisso del mio computer, lo avevo scoperto e leggendolo mi sembra ancora più attuale oggi, con il governo giallo-verde. Pertanto, ho deciso di riproporlo, per aver un oggetto di una certa qualità e per risparmiarmi il tempo scrivendo uno nuovo. Spero che anche voi condividete la mia scelta. Vista la data di oggi, colgo quest’occasione per farvi i miei migliori augurio per l’Anno nuovo: che la razionalità sia con voi!

Felici di essere infelici

E’ proprio questo uno dei (primi) drammi della vita: la campana di vetro, anzi la sua, inevitabile, il più delle volte improvvisa e dolorosa scomparsa. Una scomparsa che ti mette di fronte alla vita. A te stesso. Alla tua inadeguatezza. Se vuoi “sopravvivere” devi velocemente capire le nuove regole, adattarti, entrare nel “gioco”. Come in tutti i giochi, la partita è fatta di giocatori. Alcuni di questi saranno corretti verso i propri avversari. Altri invece risulteranno essere competitivi, desiderosi di vittoria e per ottenerla faranno di tutto, compreso il giocare “sporco”. La vita è anche questa, “non sai mai chi fotterai tu o chi ti fotterà ma è troppo eccitante per non farne parte”. A volte tutti noi finiamo per ferire. Volontariamente o involontariamente.

Le società non sono mai state “sane” e difficilmente questo cambierà. L’uomo non diventerà responsabile di fronte agli altri perché non è responsabile verso sé stesso. La storia ci ha mostrato questo. Le vite che si conducono oggi sono fatte di un grande vuoto. All’ordine del giorno ci sono: la solitudine, i cuori chiusi, le paure, psicanalisti, farmaci, illusione di avere una vita, la rassegnazione, la rabbia, il dolore e la disonestà (soprattutto verso sé stessi).

E’ triste vivere in un mondo in cui le persone sono assenti anche quando presenti. Non c’è più il desiderio di “scoprire” il prossimo, di parlare o ascoltare. La spontaneità ha ceduto il posto alla indifferenza. Come se fossimo anestetizzati. Recitiamo costantemente ruoli socialmente accettati e se ci rifiutiamo di sottostare alle regole veniamo etichettati come quelli “strani”, misteriosi, finiamo per fare paura, perché il “diverso” fa paura. Non c’è più la personalità e neanche il coraggio di dire ciò che realmente si pensa. C’è infelicità che alla fine della giornata paradossalmente rende pure felici, si tratta di una categoria di persone che io definisco “felici di essere infelici”. Il loro numero è in costante e pericoloso aumento.

E allora che senso ha in questo catastrofico scenario dare il meglio che possiamo se intorno a noi c’è il peggio? Dare il meglio è una scelta di vita. È un atto di amore verso sé stessi. È responsabilità. Il rapporto più difficile non è con gli altri ma con noi stessi. Facciamo del nostro meglio per provare quella impagabile sensazione di pace interiore, serenità e consapevolezza di avere fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. Per sentirci bene. E, a mio parere, non dobbiamo mai smettere di farlo. In conclusione: bisogna semplificare, non complicare. Accettare quello che non possiamo cambiare e cambiare quello che possiamo. Amen.

 

Amarica

Da quando la mia coscienza sociale si è sviluppata, sono stato sempre un grande ammiratore dell’America, l’abbreviazione che di solito usiamo quando vogliamo indicare Stati Uniti d’America. Cercavo sempre di capire come mai? Ci sono anche altri paesi nel mondo che meritano il mio rispetto e l’ammirazione. Forse per la sua storia. Una grande storia che ci insegna come una popolazione disomogenea, arrivata là da tutte le parti del mondo, sotto una guida astuta delle persone generose può diventare una nazione di riferimento per tutto il mondo. Il fatto che là giungeva in prevalenza la gente che non aveva niente da perdere, perché dietro di se non hanno lasciato niente, e che sopravviveva quello più forte, più adattabile, ha sicuramente avuto un ruolo evolutivo e per questo che gli Americani sono considerati e sono, oppure erano, veramente un popolo molto pratico.

L’altra cosa che mi affascinava è la loro unità e il patriottismo. Intendiamoci bene, uno trae le conclusioni dalle informazioni che ha alla propria disposizione, ma spesso su certi aspetti idealizza i fatti e li vede in modo conveniente, che fa piacere alla sua mente. Così qualche abbaglio sicuramente avevo preso anch’io. Oppure era così una volta; i politici in quel grande paese votavano insieme le cose che erano ovviamente buone per tutti. Non come da noi dove ti vado contro soltanto perché sono del partito diverso. Ma le cose sono iniziate a cambiare anche là, da tempo.

Un primo turbamento ho avuto quando hanno eletto Clinton, anche se si sapeva pubblicamente che aveva tradito la propria moglie. Come posso avere la massima fiducia in una persona che tradisce la propria compagna? So che è un ragionamento che suona conservativo, ma dietro c’è una forte logica inattaccabile. E le cose sono peggiorate e stanno peggiorando ancora e il mio amore incondizionato di una volta sta calando, ogni giorno di più. Nelle loro vicende politiche mi sembra sempre più spesso di vedere le nostre; mi piacerebbe vedere proprio il contrario. Si scontrano su ogni cosa, soltanto per far del male all’avversario e per aumentare la possibilità di essere eletti o rieletti.

L’ultima di questi giorni, sul loro deficit e blocco di alcune istituzioni statali, sta mettendo a dura prova tutto quello in cui ci credevo. Lo stato più grande del mondo (non come superficie, ovviamente), un numero uno su moltissimi aspetti positivi, sta per andare in bancarotta? E tutto questo grazie ai propri politici ed ai poteri forti. L’apparenza è diversa rispetto alle faccende nostre, ma sotto c’è la stessa casualità. Ecco perché il titolo sembra errato, ma non lo è. Amarica è diventata amara, anche per i propri abitanti che iniziano di imparare cosa vuol dire un cattivo governo e uno scontro politico a larga scala.

Amarica di notte

In fondo si tratta di soldi che sembra siano diventati l’unico valore nelle nostre società. La nostra dirigenza è diventata così avida ed egoistica che guarda tutta tramite denaro. I valori tradizionali, l’aiuto al prossimo, l’amore, non soltanto sono in secondo piano, ma se continuiamo così rischiamo di dimenticare il significato di qui termini. Per portarci più dentro e darci delle sensazioni false che anche noi possiamo far parte di questo mondo stanno inventando di tutto, per esempio Forex. Se non sai di cosa si tratta o vuoi approfondire l’oggetto visita https://www.forex-internet.com/forexonline/ dove troverai delle informazioni a proposito; comunque vorrei sconsigliare l’utilizzo, ma vale la pena leggere per migliorare la cultura generale. A grande porte entra la tecnologia, i computer, i cellulari di ultima generazione e sempre più spesso sento le discussioni sulle loro caratteristiche che sugli aspetti quotidiani della vita. Tutto voluto per tenerci buoni e contenti, ma quest’ultimo siamo sempre di meno, perché il nostro istinto ci dice che c’è qualcosa che non va con questa civiltà.

 

Ispirazione

Finite le scuole medie bisognava scegliere come continuare il camino. Il mio miglior amico, vicino di casa aveva un anno più di me e frequentava una scuola per periti elettrotecnici. Raccontava tante cose divertenti dalla scuola. Il professore di storia sosteneva di essere stato un partigiano durante la seconda guerra mondiale e per sottolineare le difficoltà gli diceva: erano 30 gradi sotto zero ed il fango arrivava alle ginocchia. Ci facevamo delle risate pazzesche. Mi invogliava di seguire i suoi passi, ma i miei genitori la pensavano diversamente. Eravamo un ceto medio e papà era laureato; pertanto si aspettava che anche il figlio, cioè io seguisse le sue orme. Loro volevano che io mi iscrissi in un liceo. Come si addice a quell’età mi piaceva essere un po’ ribelle e provocarli. Dicevo che mi iscriverò alla scuola per i spazzini (non credo esistesse una cosa così), perché comunque è un mestiere onesto e dà da mangiare. Alla fine andò così come volevano i miei genitori; scelsi quello scientifico. La matematica ed i numeri mi piacevano sempre e mi divertiva molto risolvere dei problemi e scoprire le sconosciute.

Per spiegare tutta la faccenda devo sottolineare che le lingue non mi piacevano molto: è un caso abbastanza diffuso che quelli talentuosi nelle materie scientifiche non vanno molto bene con quelle sociali. Quell’anno il liceo dove mi sono iscritto aveva qualche problema con le risorse e con la copertura oraria delle stesse. Sapevo comunque di dover subire italiano, inglese e latino (un liceo che si rispetta, anche se scientifico, non può rinunciare al latino), ma mi hanno infilato anche il tedesco. La professoressa non aveva le ore sufficienti e si doveva inventare qualcosa e io sono risultato la vittima. Ma comunque la viennese d’origine che ci insegnava la lingua teutonica era un personaggio pazzesco e alla fine non mi dispiaceva subirla perché insieme ai compiti scolastici spesso si soffermava sulle cose della vita, raccontandoci le sue esperienze con quella sua voce strillante.

Sorriso

L’insegnante d’inglese era abbastanza normale, brava e ci teneva tanto a farci imparare qualcosa. Avevo qualche problema con lei quando ha scoperto in un’occasione un fogliettino di carta nella mia mano con tutti i verbi irregolari. Antimama (sto leggendo in questi giorni un romanzo di Fulvio Ervas), quello del latino era l’unico maschio ed era matto. Mica lo sapevamo se non ci confidava lui la sua storia. Lo hanno rinchiuso in un manicomio per qualche anno perché non era molto allineato con la società e dopo quando è uscito doveva capitare proprio a me. Spesso confermava quel aggettivo matto anche nella classe. Un giorno è entrato in aula e si è fermato in cattedra ad osservarci. Parlavamo tra di noi e facevamo un grande chiasso, ma dopo un po’ di tempo ci siamo messi sull’attento e lui continuava a fissarci finché ad un certo momento non ha allargato le braccia e fatto la domanda: avete mai visto Gesù Cristo? Avevamo gli occhi come due euro e le bocche sembravano i crateri dei vulcani non attivi. Il silenzio era assoluto quando lui ha dato anche la risposta. Adesso potete vederlo.

Ne sono sicuro sull’esistenza della mia attività celebrale. La prova è una parentesi più lunga del tema che vuoi affrontare, ma non so se è un buon segno o meno? Arrivo alla professoressa d’italiano. Quando ci dava i compiti in classe e quelli da fare a casa sottolineava molto l’importanza dell’ispirazione e ci raccontava i vari modi come alcuni famosi scrittore cercavano di recuperarla quando quelle se ne andava in gita per cavoli suoi. E prima di un compito di classe ci ha fatto la stessa arringa, indicandoci un tema del quale la mia memoria si rifiuta di ricordarsi, ma non importa. Un tizio, seduto nell’ultimo banco, voleva marcare il fatto che non si possono chiedere i capolavori scolastici se la stessa ispirazione è assente, cioè dare la ragione alla tizia. Al posto del testo, nel suo quaderno è comparso un disegnino con un cesto, all’interno del quale era un foglio stropicciato con la parola ispirazione in vista. Ecco, tutto questo articolo perché volevo dirvi che anche a me oggi manca.