La casa di carta

Quando mi occupavo delle cose di cultura, scrivevo presentazione di qualche libro che mi è piaciuto. Adesso giro la direzione e dico la mia su una serie televisiva, che tutto sommato non mi è piaciuta del tutto. Così qualcuno di voi che la aveva vista potrà confrontare le sue idee con le mie. Ho sentito parlare che c’è una buona serie spagnola, ma non avevo le ulteriori informazioni e non sapevo nemmeno il titolo. Così qualche sabato fa ho comprato, al posto di solite Corriere della Sera (dal mio giornalaio erano esaurite tutte le copie in quanto sono arrivato tardi), Il Fatto Quotidiano. Il giornale mi ha piaciuto poco, molto noioso e con mancanza dei temi sportivi, ma verso la fine c’era un’intervista con l’ideatore della serie in oggetto e così ho saputo il titolo. La sera stessa mi sono messo a guardarla. La prima stagione ha 13 episodi, mentre la seconda ne contiene 9. Prima di iniziare sono andato su imbd.com per vedere il voto. Abbastanza scarso: 8,2. Rispetto ai film (questo voto sarebbe ottimo per una pellicola cinematografica), le serie hanno dei voti molto più alti. Per esempio, una delle serie migliori ha una valutazione di 9,5. Pertanto già dall’inizio non mi aspettavo troppo, ma vista la stagione estiva con una programmazione televisiva molto povera, ho deciso di provare.

Un breve riepilogo del dramma: un gruppo di persone decide di assaltare la Zecca dello Stato a Madrid. Lo scopo è entrare e stampare 2,4 miliardi di euro. I protagonisti vogliono presentarsi come gente onesta; loro non rubano niente, ma soltanto un po’ di carta per la stampa. Per giustificare l’azione si fanno degli esempi concreti quando la banca centrale europea ha stampato i miliardi per distribuirli alle banche in crisi (un fatto vero). Ma non sono soltanto quelli che sono contro il sistema finanziario, sono anche i rivoluzionari (non si capisce molto bene perché, ma forse questo è la mia limitazione). Pertanto il principale sottofondo musicale è la nostra canzone “Bella Ciao”. Bella canzone, abusata in questo contesto (si vuole dire che tutti noi siamo partigiani). Il capo e l’ideatore del colpo è un personaggio che si fa chiamare Professore. Il gruppo di 8 persone penetra nella Zecca (in modo un po’ troppo facile) e prendono in ostaggio una sessantina di persone. Il Professore rimane come supporto esterno, fornendo le informazioni e direttive, e controllando la situazione.

Per stampare 2,4 miliardi in banconote da 50 euro ci vogliono 12 giorni, pertanto lo scopo principale è guadagnare più tempo possibile. L’idea non è male, i personaggi sono interessanti, ma il problema dello sceneggiatore è come riempire lo spazio con qualcosa. Nel gruppo ci sono anche le due donne e così l’amore inizia di provocare dei problemi all’interno. Il Professore inizia ad avere i contanti con l’ispettore di polizia che comanda la polizia. Lo scopo è raccogliere le informazioni sulle azioni delle forze d’ordine, ma con tempo si innamora della tizia, e l’amore gli viene corrisposto. Un altro problema che motiva certi comportamenti e situazioni. Fare in totale 22 puntate non è una cosa da poco e ci vuole tanta creatività per arrivare alla fine con la qualità mantenuta; questo non è riuscito ai produttori. Ultime tre puntate della seconda stagione sono molto noiose e scontate. La scena finale (non la spoilero) è degna dei peggior film americani.

In tutte le serie si fanno certe cose che non filano proprio liscio, per esempio le tempistiche perfette che fanno girare la storia. Qui, insieme con questi trucchi, ci sono tanti buchi logici. Racconto uno. Appena il gruppo occupa la Zecca, le forze d’ordine piazzano i tiratori scelti attorno. Questi, appena vedono uno degli assalitori chiedo permesso di sparare!? Ma se ammazzi uno di loro, non ti viene pensiero che altri potrebbero sparare qualche ostaggio? Per 4, 5 puntate il permesso è negato, ma dopo si permette di sparare su un presunto malvivente. Perché presunto? Perché i ladri sono furbi e vestono tutti gli ostaggi in una tuta rossa, come sono vestiti anche loro. Tutti indossano anche una maschera di plastica con la faccia di Dalì. Guarda un po’, quando arriva il permesso, i poliziotti sparano ad un ostaggio; semplicemente non riconoscono la differenza.

Le trovate senza logica sono davvero numerose e ci sono molte motivazioni troppo tirate. Per riempire la pellicola usano anche i soliti trucchi, cioè le storie del passato dei personaggi che dovrebbero giustificare i loro comportamenti, a volte molto irrazionali. Sembra che si trova davanti ad un gruppo dei psicopatici prima che dei professionisti che vogliono fare un colpo di secolo. Nel giornale dove ho trovato l’intervista con il creatore della serie, lui afferma che hanno trovato il proseguo della storia e che la terza stagione che preparano sarà un grande successo. Dubito del tutto! Unica speranza è prendere nella squadra un genio letterario della creatività. Ci vuole proprio una sovra fantasia per tirare questa serie dal fango, dove si è alla fine arenata.

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