Poche sono le persone che non hanno paura della morte e di solito i cimiteri non vengono frequentati se non si va a fare visita ai defunti. Questo era il mio pensiero fino a pochi giorni fa, quando ho ricevuto un insolito invito: andare al cimitero a vedere come si svolge il lavoro di un artigiano. Macabro, direste voi. Per niente, dico ora io. Per chi ha letto i miei precedenti articoli sa che ora mi trovo a Belgrado e credetemi sulla parola, è un altro mondo, difficile da raccontare ma splendido da vivere. Sapete anche che ho un cugino pittore. Ovviamente i lavori creativi sono mal pagati e per arrivare a fine mese bisogna inventarsi un qualcosa in più, trovare un compromesso fra ciò che ci piace fare e quello che ci permette di pagare l’affitto. Sempre nell’ipotesi che siamo fortunati al punto tale di fare qualcosa che ci piace. Oltre a dipingere e vendere i quadri, mio cugino fa un mestiere di cui, confesso, non sapevo niente: si occupa di dipingere le lapidi nei cimiteri.
Un fiacco lunedì pomeriggio mi chiama dicendomi che ci teneva a farmi vedere come si fa. Pare che con gli anni la mia curiosità sia in costante crescita e nonostante io abbia paura dei cimiteri (è una lunga storia che meriterebbe un capitolo a parte) ho accettato volentieri. La prima fermata è stata in un’azienda che taglia il marmo per le lapidi. Per me sono ancora oggi becchini anche se in realtà si tratta di impresa edilizia, cosa, per me alquanto bizzarra data che sono figlia di un uomo che si è occupato di edilizia e non ha mai costruito una tomba. Dopo un caffè e infiniti discorsi maschili sulle prestazioni delle loro macchine (ero l’unica donna presente), siamo andati al cimitero. Il lavoro era veloce, bastava disegnare una rosa. Sono rimasta affascinata dalla tecnica.
La bellissima rosa è stata disegnata con una specie di trapano mentre io ero seduta sulla tomba accanto come se fossi ipnotizzata. In seguito, ho fatto una passeggiata nel cimitero osservando i disegni delle figure intere (che pare vanno di moda nella religione ortodossa) e mi sono chiesta come vivono questi artigiani il loro ravvicinato contatto con la morte. I miei pensieri, in quel momento sono andati fino ai becchini e guardiani dei cimiteri. Mi ricordo che quando ero bambina, il guardiano nel mio quartiere era un giovane ragazzo, il più delle volte ubriaco. A distanza di tutti questi anni ho capito il perché ma paradossalmente per me quella giornata è stata una giornata piena di serenità e gioia. Non so se mai crederò in Dio ma sono della opinione che tutto accade nel momento giusto. Quando il disegno della rosa è stato finito, improvvisamente ha iniziato a piovere. Mi sono bagnata ma non mi importava. Una volta mio nonno ha detto: “Non devi avere paura dei morti ma dei vivi”. Oramai inzuppata di pioggia estiva, ho capito quanto la vita sia affascinante, anche quando non sai cosa accadrà, perché è tutto un adeguarsi, osservare e cercare di tirare fuori il meglio da tutto quello che accade.
Era da quando andavo alle elementari che non vedevo mio cugino dipingere e che non passavamo del tempo insieme nel mondo artistico, da soli. Come se fossimo tornati indietro al vecchio prato e albero. Soltanto che eravamo diversi noi, più adulti ma ragazzini allo stesso tempo. Rientrati in macchina abbiamo realizzato un piano. Farmi costruire una lapide. Per quanto riguarda la fotografia sono ancora indecisa se far realizzare la figura intera oppure soltanto il primo piano. In ogni caso, dovrei avere ancora tempo ma una cosa è certa, farò fare l’immagine di George Clooney come mio marito, versione da giovane e io sceglierò di avere le sembianze di Valentina Crepax. Tutto questo con la speranza che sia io a seppellire mio marito, così non potrà opporsi alla mia idea!